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DALLARA STRADALE: VELOCE COME IL VENTO.

//autoAVIO.eu © by Fabrizio Pagotto

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Ci sono dei momenti in cui ti chiedi se la scelta che hai fatto è quella opportuna, se dare credito alla passione piuttosto che al buon senso sia davvero il modo giusto di agire, e questo credo sia il pensiero di alcuni fortunati passeggeri in coda per un giro su una potente Coloni Formula 1 biposto all’Autodromo Dino ed Enzo Ferrari di Imola, con la faccia di chi non sta più nella pelle per l’attesa, ma allo stesso tempo teme la conseguenza della terribile forza G sul proprio corpo. Il nostro animo oggi invece è tutt’altro che in pena, la nostra trepidante attesa è per una piccola opera di ingegneria a quattro ruote, frutto di una vita di sperimentazioni in galleria del vento e un know how di esperienza tratta direttamente dalle competizioni automobilistiche a livello mondiale; le sue linee dettate dal vento la rendono piacevole alla vista e al tatto. La sua estetica dettata dal disegno del vento sulla carrozzeria è stata subito criticata forse perché troppo nuova, in ogni caso la sua versatilità esaudisce le esigenze di guidabilità sia del pilota più esperto che del guidatore comune, il suo nome è l’essenza di un marchio che da sempre ha fatto scuola in pista e oggi mette a disposizione il frutto di tanto lavoro. L’auto che proveremo oggi è la nuovissima DALLARA STRADALE. Ebbene sì, autoavio.eu è tra i tra i pochi fortunati che potranno provare oggi in pista la nuova potente creatura nata dal genio dell’ingegner Gianpaolo Dallara, un altro sogno partorito in quella terra chiamata motor valley che tutto il mondo ci invidia e che ogni giorno sforna telai che poi vediamo in Formula 1 sulla Haas, sulle modernissime Formula E, a Le Mans sulla Toyota e sulle Formula Indy. Proprio in occasione del suo ottantunesimo compleanno, l’ingegner Dallara dopo anni di produzione per la competizione, decide di rivelare al mondo la sua sportiva, un’auto che promette di regalare sensazioni forti fruibili senza limiti, omologata per la strada ma sempre pronta per la pista, una sportiva stradale pura che ti fa indossare il casco ed allacciare le cinture a cinque punti perché con lei ci puoi giocare ma quando fa sul serio questa simpatica barchetta non scherza affatto. Con soli 855 kg di peso viene spinta da un quattro cilindri Ford EcoBoost di 2.3 litri sovralimentato capace di erogare ben 400 cv gestibili sia con cambio manuale che con paddle al volante, fa da sé che il rapporto peso potenza è uno dei suoi segreti che la vede schizzare da zero a cento in soli 3,25”. Ma è l’aerodinamica il suo punto forte, modulabile con un alettone aggiuntivo per migliorare la guidabilità in pista sui tratti misti; 300 km/h garantiti da una combinazione tra telaio e monoscocca in fibra di carbonio. Essenziale senza le portiere, ricorda molto le monoposto da competizione, convertibile da barchetta a roadster o targa inserendo a piacere parabrezza o tetto con aperture ad ali di gabbiano. Sbrigate tutte le formalità e firmati tutti i moduli, ci vengono consegnati un paio di caschi firmati Dallara e impartite istruzioni per l’accesso all’abitacolo nel quale si ha l’obbligo di inserire prima il piede destro per il pilota e sinistro per il passeggero, esattamente al centro del sedile in un apposito vano in carbonio, facendo poi scivolare la gamba opposta ci si trova così seduti. E finalmente ecco arrivare questa simpatica barchetta gialla con un vistoso alettone posteriore, a guidarla nascosto dal casco Andrea Levy, presidente della nota esposizione torinese “PARCO VALENTINO”, ed è subito circondata da curiosi e ragazzini che la accolgono calorosamente: è amore a prima vista e conquista subito i favori del pubblico. Salito a bordo allaccio il casco mentre il pilota mi dà una mano ad agganciare le cinture a cinque punti, una stretta di mano ad Andrea Levy che ci spiega che il primo giro servirà per portare in temperatura le gomme: le Pirelli Trofeo sono pneumatici per uso stradale e non otterremo le prestazioni di una slik da pista. Inoltre il vistoso alettone posteriore metterà in conto circa 15 km/h in meno sulla velocità massima. Finalmente ci siamo e mentre ricontrollo la chiusura della cinghia del mio casco il motore Ford borbotta impaziente quanto noi di scatenarsi in pista. Attendiamo il semaforo verde dall’interno di quest’auto che mi fa immaginare di essere a bordo di una Formula 1. Verde! Andra innesta la prima marcia e la nostra Dallara Stradale si avvia alla velocità ridotta stabilita verso l’uscita in pista. In questo momento la mia adrenalina sale perché non conosco la reazione che avrà su di me quest’auto. I dubbi vengono presto svelati con il sedile che mi si appiccica alla schiena, la velocità sale così rapidamente dal crearmi difficoltà nel tenere la telecamera in posizione. Una decisa frenata sorprendentemente pesante prepara l’auto all’inserimento in curva con il posteriore preciso e l’anteriore leggermente sottosterzante a causa delle gomme non ancora in temperatura, la sensazione è di un assetto non eccessivamente rigido con una reazione del telaio piatta ma comunque rassicurante. All’improvviso avvertiamo le prime interessanti accelerazioni laterali specialmente sul collo. A volte sia ha la sensazione che l’auto entri in curva con una marcia troppo alta e ad una velocità molto elevata, ma all’uscita ci si rende conto che il limite non è stato superato e c’è ancora spazio per spingere. Il primo giro si è già concluso e alla Rivazza notiamo che il direttore di gara si prepara per sventolare la bandiera di fine sessione, gas a tavoletta e scivoliamo in tempo oltre il traguardo guadagnando un altro stint. Ora che le gomme si sono scaldate e il leggero sottosterzo è scomparso, all’uscita del Tamburello la velocità è tale che l’aria mi spinge il casco quasi a volermelo togliere. La Dallara Stradale curva come sui binari con velocità sempre crescenti, do una sbirciata al contachilometri che segna ben 280 km/h! Dopo la Piratella aspetto con ansia le Acque Minerali che con il loro scollinamento mi portano lo stomaco in gola, Variante Alta e via velocissimi fino alla Rivazza, frenata a limite e rientro ai box. Ma la Dallara Stradale non è solo per la pista e il nostro test continua inaspettatamente anche fuori dall’autodromo percorrendo le vie del centro di Imola. Se non fosse per l’assenza del tetto e le cinture a cinque punti, si potrebbe pensare di usarla quotidianamente, alle basse velocità l’assetto diventa incredibilmente morbido e l’auto maneggevole come una vera gran turismo che ti fa ritrovare “il piacere del viaggio per il viaggio” come ci ricorda l’Ingegnere. Dopo aver fatto rifornimento di benzina a cento ottani rientriamo parcheggiando l’auto in esposizione dietro ai box della pista. Un ringraziamento ad Andra Levy per disponibilità e simpatia e un caloroso saluto all’ingegner Giampaolo Dallara che ci ha permesso di condividere il connubio tra estetica aerodinamica e piacere di guida. DALLARA STRADALE: una bellezza da guidare veloce come il vento!

Fabrizio Pagotto per autoavio.eu

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