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ISO RIVOLTA A3/C: RINASCE UN’OPERA D’ARTE TUTTA ITALIANA.

//autoAVIO.eu © by Fabrizio Pagotto

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La storia che vi sto per raccontare narra della rinascita di un marchio automobilistico che riemerge dalle sue ceneri come una fenice, per l’esattezza un grifone. Siamo a Clusone un paese in provincia di Bergamo, appuntamento alle ore 10:00 con Federico che ci viene incontro salutando e stringendoci la mano; sul viale della villetta noto il riflesso del sole mattutino rimbalzare sulla carrozzeria, non c’è vernice in quest’auto interamente fatta di alluminio. E’ la seconda volta che la incontriamo, ma ora che conosciamo la sua storia la guardiamo con grande ammirazione. La Iso Rivolta A3/C, questa in particolare fa parte di una serie di due prime unità denominate “mille chiodi” per l’innumerevole numero di rivetti di cui è costituita la carrozzeria, fu costruita per volontà dell’ingegner Giotto Bizzarrini con la speranza di vederla vincente nelle competizioni, un uomo sicuramente all’avanguardia per quei tempi che concepì quest’auto in maniera estrema, affidò infatti lo studio aerodinamico alla galleria del vento con la supervisione di Nuccio Bertone con la pretesa di un telaio corto montato su un’auto leggera e veloce. Il progetto A3/C non ebbe seguito a causa dei scarsi risultati sportivi dovuti anche ad una problematica legata ai particolari freni in magnesio, questa sostanza infatti a contatto con l’olio genera ossigeno che sprigionato all’interno del circuito causa l’azzeramento del pedale del freno con le conseguenze che possiamo immaginare. Il socio Enzo Rivolta, stanco di finanziare un progetto che lo avrebbe portato al fallimento, decide di convertire la produzione della A3/C in un’auto si sportiva, ma anche confortevole, elegante e affidabile. Dalla ventitreesima vettura nasce la Bizzarrini Grifo GT Strada e il progetto A3/C viene accantonato e dimenticato dalla gente. Ore 10:30, dopo aver seguito Federico alla guida della meravigliosa A3/C per le strade di Clusone ed averne apprezzato il sound ad ogni partenza, arriviamo finalmente all’officina di famiglia. Un cartello appeso al portone d’ingresso scritto a grandi caratteri recita “IL BOTTEGONE RESTAURO” con un grande logo del grifone ISO, è chiaro che chi lavora in questi locali sa il fatto suo in fatto di ISO RIVOLTA. Ci siamo goduti poco la A3/C e vorremmo osservarla ancora più da vicino e ascoltare il suono del suo possente motore Corvette, ma abbiamo appuntamento con il Signor Roberto, padre di Federico e vero genio del restauro, colui grazie al quale la ISO RIVOLTA A3/C è ritornata in vita. Entriamo attraverso un vecchio portone industriale, un fascio di luce fa breccia attraverso la porta di metallo che si apre stridendo in un locale poco illuminato, i raggi del sole evidenziano un pulviscolo colorato che fluttua nell’aria, i nostri occhi che dalla luce al buio si stanno lentamente ambientando, notano subito carrozzerie spoglie con grossi fori per fari e generosi alloggiamenti per radiatori, una-due-tre, conto addirittura quattro nudi scheletri di auto crocifissi sui ponti alcuni dei quali mancanti di grosse porzioni forse a causa di passati incidenti in chissà quali gare, oppure vittime di sciagurati proprietari senza scrupoli. E’ chiaro che questo posto ha qualche cosa di misterioso e quasi magico, la sensazione è quella di aver varcato un luogo sacro, un limbo dove riposano le Iso Rivolta in attesa di essere riportate a nuova vita da mani sapienti. Sulle carrozzerie notiamo i segni delle saldature percorrere l’auto come cicatrici di una cura inevitabile, sul bancone degli attrezzi una spatola che ha raschiato una vernice vecchia almeno di cinquant’anni, un martello silenzioso giace inerte sopra un’enorme incudine, pinze per bloccare i pannelli di alluminio appesi come strumenti chirurgici, la pressa per appiattire ferma ma pronta all’opera, tutto intorno scaffali alti fino al soffitto zeppi di rari pezzi di ricambio impolverati e riposti in un modo disordinatamente logico, e poi l’insegna di un tempo illuminata con la scritta nostalgica ISO RIVOLTA AUTOMOBILI. Da sotto un’auto esce improvvisamente un uomo al lavoro, è Roberto titolare dell’azienda di famiglia, una stretta di mano forte e sul volto segnato dal tempo un sorriso di piacere per la visita di qualcuno che vuole toccare con mano la storia di questo importante marchio. “Qui non ci sono segreti…” ci spiega Roberto, “…la nostra officina è aperte a chiunque voglia vedere il lavoro che stiamo portando avanti”, “…chi chiude le porte forse ha qualche cosa da nascondere!”, ci racconta che da giovane lavorava alla Iso Rivolta, un’azienda che dava lavoro alla gente del paese dove gli operai convivevano in un clima cordiale a tratti familiare con l’entusiasmo di una società che crea benessere. E’ il 1974 e Roberto al ritorno dal militare trova i cancelli sbarrati dal fallimento dell’azienda, è finito un sogno e tutti se ne sono tornati a casa, ma lui non ci sta davvero, non vuole smettere di lavorare sulle “sue” amate Iso e con enorme sforzo e sacrificio acquista quanti più pezzi di ricambio conservandoli con l’intento di usarli sul parco auto già esistente. Apre un’officina e nel corso degli anni da riparatore diventa prima restauratore e poi successivamente costruttore. Con le basi per realizzare due auto complete e con il benestare di Giotto Bizzarrini, parte la ricostruzione della A3/C con un progetto che lo vedrà impegnato per alcuni anni e migliaia di ore di lavoro. Gli accordi presi con la famiglia Bizzarrini prevedono la realizzazione di cinque primi modelli certificati e altrettanti potenziali successivi. Queste auto concepite negli anni sessanta hanno una bellezza tale che oggi stentiamo a ritrovare nelle auto contemporanee forse perché a costruirle c’era ancora l’uomo con le sue mani, con la tecnologia è venuta meno l’arte e la poesia, ecco perché solo queste meraviglie senza età riescono ancora ad emozionarci così tanto. La porta semiaperta sul cortile fa intravedere la bellissima A3/C, sarà lei oggi la protagonista del nostro servizio fotografico. Prima di immortalarla è nostra consuetudine avere un primo contatto a pelle, la sua nudità è così pura che racconta molto della sua storia, il tempo ha scritto su di lei pagine indelebili, la cura dei suoi custodi si percepisce centimetro dopo centimetro, le cromature dorate spiccano sul grigio della carrozzeria e il rosso bordeaux degli interni in pelle va a braccetto con il grande volante in legno e metallo al centro del quale si ricorda chiaramente che ci si trova a bordo della generazione più rara e sportiva del marchio. Sotto il cofano il fascino indiscusso dell’otto cilindri a V, meccanica semplice e robusta vecchia scuola. Il cruscotto semplice e di facile lettura fa spiccare l’enorme lancetta del conta giri che al minimo vibra pronta a schizzare al solo sfiorare dell’acceleratore. Bassa e protesa tutta in avanti a fendere l’aria, questo telaio breve e leggero si veste di velocità, gli innumerevoli rivetti ricordano la carlinga di un aereo, quest’auto sembra fatta proprio per volare! Decidiamo di scattare alcune foto e, abbandonato il traffico cittadino, ci buttiamo in una stradina che punta all’orizzonte. La Iso Rivolta A3/C è divertente da guidare perché ha un potente motore anteriore ed è leggera al posteriore. Due lunghissimi tubi di scarico slanciano l’estetica oltre che deliziare l’udito con un tono forte che riecheggia nell’aria. Ci fermiamo in aperta campagna nel bel mezzo di una lunga strada, ai lati verdi campi fioriti, boschi e colline sullo sfondo, il cielo e disegnato da grosse nuvole bianche: la nostra tela perfetta per ritrarre l’impareggiabile bellezza di un’opera d’arte tutta italiana.

Fabrizio Pagotto per AUTOAVIO.EU

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