/fabrizio PAGOTTO
"Non si può descrivere la passione, la si può solo vivere"
ALLA VERNASCA SILVER FLAG 2019 SFRECCIANO VELOCI LE RUOTE DEL PASSATO.
//autoAVIO.eu © by Fabrizio Pagotto
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Proprio come in una canzone di Gino Paoli noi, quattro amici al bar di un paesino delle colline piacentine, seduti ad un tavolo in un caldo pomeriggio estivo, tutto normale se non fosse per uno strano affollamento di auto da corsa che riempiono la piazza del paese, senza parlare del parcheggio adibito a paddock e alle strade trasformate in una pista, un intero fine settimana la strada di uso quotidiano che diventa teatro di corse tra lunghi rettilinei in pianura ed una serie impressionante di tornanti in salita, il tutto molto veloce e pieno di insidie. Piloti d’altri tempi vestiti con tute bianche, indossano le loro auto antiche stringendo tra le mani enormi volanti di legno, i guanti usurati e gli occhiali da corsa se potessero parlare racconterebbero le loro incredibili avventure. Queste terribili meraviglie della meccanica sono intrise di velocità e benzina, il loro odore acre di olio e adrenalina confonde l’uomo comune e lo stordisce con il tuono dei cilindri in movimento. Non riuscirò mai ad abituarmi al fascino di questi bolidi senza rimanerne ogni volta contagiato, noi appassionati ci nutriamo della loro essenza che si traduce in accesa competizione per la vittoria, potrebbe sembrare una gara tanta è la fretta di arrivare in piazza a Vernasca, lunghi e veloci rettifili disturbati qua e là da inutili birilli che tentano di rallentare la corsa del cronografo verso un intricato budello di curve in salita. In realtà si tratta di una rievocazione della crono scalata Castell’Arquato-Vernasca disputata dal 1953 al 1972 e riservata a vetture da competizione costruite dai primi del XX secolo fino al 1972, ma la voglia di far esprimere il potenziale di queste auto da corsa è tale da far si che il loro proprietari non riescano a non pigiare a fondo il pedale dell'acceleratore. Les merveilleuse dames de Molsheim, non chiamiamole anziane signore direi piuttosto ragazze degli anni venti, indossano spesso un vestito azzurro chiaro e a volte invece un elegante blu scuro, passeggiano all'ombra degli alberi di una via di Castell'Arquato, con la loro semplicità nascondono una meccanica fine ed evoluta che riesce ancora oggi a stupire per ingegno e bellezza: come si fa a non innamorarsi di una splendida Bugatti? Il religioso silenzio si rompe alla loro messa in moto, gli uccelli appollaiati sugli alberi scappano impauriti, il motore prima borbotta e poi urla prepotente, la gente accorre incuriosita per sentire in moto queste meraviglie. Ore 10:00, obbiettivi puntati e macchine fotografiche cariche di entusiasmo, noi siamo appostati tra le siepi lungo la strada appena dopo una curva importante, i soliti birilli ad infastidire il percorso, è un buon posto per fare foto, le auto qui rallentano, forse, un pochino almeno, una grande chiazza di Sole rappresenta il mio raggio d’azione, qui a pochi centimetri dall’inferno. All’improvviso un sibilo e poi un boato, il lampo di una meteora impazzita che passa vicina, persino troppo, i timpani che fischiano, “Ma cos’era?”…una voce grida: ”La Brabham, era una Brabham!!!”; una Formula 1 mi era appena passata davanti lasciandomi stordito, ancora stento a crederci. Alla Vernasca Silver Flag c’è chi corre all’impazzata, chi passa e saluta con la mano, chi strombazza e chi si ferma a controllare il fumo che esce dal radiatore, è uno spettacolo nello spettacolo dove la vera bellezza sta nella straordinaria passione dei proprietari e dalla incredibile bellezza di questi mezzi che ancora oggi rievocano pagine importanti della nostra storia automobilistica. Ripongo la tazzina vuota del caffè, sullo sfondo schierate come soldatini uno squadrone di Fiat 131 Abarth ufficiali e una Lancia 037 Martini, ma quanta sana ignoranza sprigionano quegli anneriti tubi di scappamento? Si è fatto tardi e dobbiamo rientrare, ormai qui siamo di casa e un saluto al vigile del paese è di rito anche se lui è intento a far passare una Ferrari 250 GT Boano, come se nulla fosse lui ricambia il saluto e noi allibiti ci chiediamo chissà quando avremo occasione di vederne un’altra, è questa in fondo l’essenza della Vernasca Silver Flag: straordinaria e semplice allo stesso tempo.
Fabrizio Pagotto per AUTOAVIO.EU
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