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CONCORSO D’ELEGANZA VILLA D’ESTE 2019: LA SINFONIA DEI MOTORI E IL PROFUMO DELLA DOLCE VITA. AUTOAVIO.EU di Fabrizio Pagotto e Umberto Buoro.

Tre anni, tanto lunga è stata l’attesa per essere ammessi in uno dei luoghi considerati l’elite del motorismo storico per eccellenza. Che i tempi fossero maturi ne avevamo la convinzione, ma come in tutte le prove attitudinali finché non vieni scelto non ne hai la certezza. Ho sempre considerato il Concorso d’Eleganza di Villa d’Este un evento di alto livello affascinante e irraggiungibile; adoro il lago di Como che è specchio delle ville arricchite da giardini geometrici spesso immerse in una natura secolare e avvolgente. Mi piace farmi accarezzare dal vento della navigazione contemplativa, assaporare il profumo dell’acqua, ascoltare il suono delle onde sul porticciolo in legno, l’atmosfera che si respira qui è unica e non c’è da sorprendersi che abbia ispirato scrittori e artisti di tutti i tempi. A poche settimane dall’evento la notizia del nostro accredito stampa ci riempie di gioia ma anche di responsabilità, saremo infatti chiamati al voto per eleggere la vettura d’epoca, la concept car o prototipo e la motocicletta storica più bella del concorso, il vincitore verrà premiato con l’assegnazione dell’ambitissima Coppa d’Oro Villa d’Este. I partecipanti soggiornano nelle sontuose stanze di Villa d’Este, l’esposizione invece avviene nei giardini della lussuosa Villa Erba. A Cernobbio (CO) si può arrivare in vario modo: via terra oppure dal cielo e ancor meglio dal lago, l’importante è farlo con classe e con quel tocco d’eleganza che distingue noi italiani dal resto del mondo. Ormeggiare il proprio Riva, atterrare in elicottero o raggiungere i cancelli della Villa a bordo del proprio gioiello a due o quattro ruote fa parte del gioco di chi sceglie il concorso come vetrina per condividere e far competere le proprie passioni. Eleganza, buon gusto, bellezza estetica, importanza storica, unicità, esclusività e rarità sono tutti aggettivi che possono tentare di descrivere questa edizione del concorso che coincide con l’anniversario dei novata anni della sua creazione. Con il motivo “The simphony of the engine” si vuol premiare non solo la bellezza esteriore dei mezzi, ma anche la loro essenza più profonda che tramutandosi in suono offre la possibilità di cogliere il segreto che li anima. Da sempre il concorso è l’occasione ideale per far incrociare passato presente e futuro dell’auto attraverso un sorprendente percorso stilistico e di ingegneria meccanica; possiamo infatti incontrare auto che raccontano i primi passi dal trasformare un’elegante carrozza a cavalli ad un signorile mezzo di trasporto dotato di motore a scoppio fino alle più sofisticate concezioni di mobilità a guida autonoma. Ogni epoca racchiude in sé la voglia di modernità che proietta una generazione di pionieri verso un avvenire ricco di nuove idee e in grado di immaginare oltre i confini della propria conoscenza. I prototipi oggi come allora, rappresentano la volontà dell’uomo di spingersi avanti nel tempo, un modo per guardare al futuro con la consapevolezza di portasi appresso un bagaglio ricco di esperienze, un viaggio che fa tesoro del sapere accumulato negli anni, un modo forse per accaparrarci una briciola di eternità. E sono proprio le concept car, bellissime interpretazioni stilistiche senza tempo, che ci fanno maggiormente sognare sorprendendoci e a volte mettendoci in discussione. La futuristica Modulo Pininfarina compete senza timore alcuno con l’ultraterrena Bugatti Voiture Noire, entrambe rispecchiano perfettamente la loro epoca con una fortissima volontà evolutiva. Modulo Pininfarina ancora oggi ci racconta di essere pronta alla conquista di spazi inesplorati, l’abitacolo nel quale si accede in modo assolutamente inconsueto, ricorda una navicella spaziale con i pulsanti luminosi contenuti in due planetarie semisfere. Il silenzio inquietante della nera creatura la dice lunga sul futuro elettrico che ci aspetta e come un tempo la Bugatti Type 57 SC Atlantic degli anni ’30 destò profonda ammirazione anche la nuova nata di Molsheim ammutolisce il pubblico per superba bellezza, sotto il cofano un 16 cilindri quadriturbo derivato dalla Chiron promette 1500 cv di potenza, vestita di un abito sartoriale totalmente nero carbonio, ricorda a tratti la Divo ma con contenuti totalmente inediti come i gruppi ottici e i sei terminali di scarico. Osservare queste meraviglie è come fare un viaggio spazio tempo senza però conoscerne la meta. Ore 9.00 del mattino, una meravigliosa Vivant 77 del 1965 si presenta ai cancelli per l’ingresso al parco, si tratta di una raffinata muscle car roadster americana ad 8 cilindri dalle lunghe pinne ricurve e caratterizzata da un elegante blue metallizzato, a guidarla Philip Sorafim attuale compagno della cantante inglese Avrile Lavigne, l’auto fu il frutto della fantasia di Herb Adams un ingegnere della Pontiac GM che tra la fine degli anni ’60 e l’inizio dei ’70 lavorò nella divisione Advanced Design del gruppo automobilistico. Ispiratosi ad alcuni prototipi Alfa Romeo BAT di Bertone fu frutto di una felice collaborazione con alcuni specialisti della Rolls Royce che lo aiutarono a realizzare il suo progetto, vestita dai batti lamiera europei adottò la meccanica Pontiac includendo un potente motore di 6054 cc da oltre 400 cv; dopo alcune fortunate apparizioni quali il salone di Detroit l’auto scomparve per molti anni per poi riapparire nel 2011 con una carrozzeria da restaurare, soltanto nel 2017 al concorso di Pebble Beach mostrò la sua veste definitiva dopo un’ accurata e minuziosa totale ricostruzione. Il possente motore sale vertiginosamente di giri e due ali di folla fanno da sparti acque, l’irruente americana entra in scena strizzando l’occhio alla società aristocratica raccogliendo consensi grazie alla sua freschezza stilistica di “giovane ragazza” degli anni sessanta. Ma è passeggiando in riva al lago che veniamo rapiti dall’inconfondibile bellezza del cavallino rampante: con il cofano aperto sul meraviglioso 12 cilindri da 2 litri di cilindrata, la 166 MM Barchetta Lusso del 1949 carrozzata Touring nel classico rosso Ferrari, mantiene sempre le sue inconfondibili linee morbide ed essenziali che non tradiscono lo spirito corsaiolo del mezzo, oggi come allora ci ricorda che, levate le valige dal baule e cambiato l’abito elegante con la tuta bianca, è ancora pronta a gareggiare sulle polverose strade della Mille Miglia. Il tavolo che abbiamo scelto per la nostra colazione di lavoro si trova su un meraviglioso terrazzo che guarda al parco e al lago, alle nostre spalle una cornice di stucchi e sculture settecentesche, di fronte a noi l’eccellenza motoristica del collezionismo storico mondiale, la conversazione è piacevolmente accompagnata da musica e champagne e l’ambiente ricorda a tratti la “dolce vita” di Fellini con il suo benessere a volte frivolo ma sapientemente vestito di stile e buon gusto. La giornata si conclude con la meravigliosa parata delle vetture sul famoso tappeto rosso dinanzi ad una severa giuria e ad un pubblico colto e preparato, viene decretata vincitrice della Coppa d’Oro Villa d’Este 2019 la nera Alfa Romeo 8C 2900 B del 1937 carrozzata Touring Superleggera già distintasi nel 2018 al concorso di Pebble Beach. Festeggiamo invece la “nostra” vincitrice morale, la Ferrari Pininfarina Modulo con un autografo e una foto ricordo in compagnia del proprietario americano Jim Glickenhaus, la speranza è quella di incrociare un giorno le nostre strade con questa “navicella” spaziale che ci indicherà oggi come allora chi siamo stati e dove stiamo andando.

Fabrizio Pagotto per autoavio.eu     

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