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IMOLA 14:17 SENNA PER SEMPRE. AUTOAVIO.EU di Fabrizio Pagotto e Umberto Buoro © 2020.

Imola e il suo circuito hanno per me un fascino unico ed irresistibile. Ogni qualvolta ho l’occasione di ritornare non posso mancare di portare un saluto alla memoria di quel pilota che il popolo brasiliano definisce “EL MAS GRANDE DE TODOS LOS TIEMPOS”. Attraverso il parco il sentiero mi conduce alla curva del Tamburello e la passeggiata è spesso accompagnata da mille pensieri, la tranquillità che si respira qui ha un sapore dolcemente meditativo e a tratti mistico. Adoro sedermi sulla panchina ed ascoltare ciò che la natura vuole suggerire attraverso il fruscio delle foglie mosse dal vento o dal canto degli uccelli. Sembra assurdo godere del silenzio in un luogo dove il fragore dei motori misto alle urla dei tifosi, colora gli spalti e riempie spazio e tempo.

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Osservo da lontano la figura statica di Ayrton plasmata in quel meraviglioso bronzo, la sua posizione composta e raccolta quasi fosse in preghiera mi trasmette sensazioni profonde di pace interiore, un mazzo di fiori recisi freschi è stato deposto ai piedi della statua. In questo luogo che io considero sacro percepisco anche momenti di vuoto incolmabile, è come se ci fosse un abisso dall’ora zero all’infinito. Il mio orologio è fermo alle 14:17 di quella domenica pomeriggio del primo maggio 1994, i miei ricordi se pur lontani sono nitidi come fotogrammi di un film, sguardo fisso al televisore che segue il casco giallo che fa contrasto con una Williams vestita dei colori del tabacco, dietro di lui un promettente giovane tedesco a bordo di una sgargiante Benetton.

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Questo fine settimana di gara mi ha parecchio destabilizzato, la Formula 1 come l’abbiamo concepita fino al 1994 potrebbe essere messa completamente in discussione. Alle prove libere del venerdì al Gran Premio di San Marino ci giungono le immagini di Rubens Barrichello che scivola sul cordolo prima e vola poi sulle barriere alla variante bassa con l’auto che fa carambola e si mette sotto sopra, per un istante mi percorre un brivido freddo, pezzi che volano dappertutto, trattengo il respiro, momenti che sembrano interminabili, addetti e medici che si affannano su un corpo vestito di una monoposto ormai senza forme, viene portato via in barella all’ospedale di Bologna e solo da lì a poco arriveranno notizie rassicuranti sulle sue condizioni di salute: un copione già visto e testato in altre occasioni, ormai ci siamo abituati.

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Le cose però cambiano il sabato delle qualifiche quando i piloti ancora scossi dalle vicende del venerdì, assistono al tragico incidente del pilota austriaco Ratzembergher, sono sempre più convinto che dovrebbero rifiutarsi di correre, la morte di Roland è inaccettabile, continuo a chiedermi che senso abbia continuare a seguire uno sport tanto crudele! Avevo considerato fino ad allora la Formula 1 come un fantastico circo irresistibile e pericoloso dove i piloti giocano con la vita, rischiano anche di morire ma essendo un po’ come degli eroi, cadono e si rialzano più forti di prima.

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Ora però le cose sembrano cambiate e il gioco non è più così sicuro. In un mondo dettato dal puro interesse economico con impegni da onorare a tutti i costi “the show must go on” e la domenica i piloti si ritrovano tutti in griglia di partenza. Ayrton stava vivendo una stagione difficile, quel sedile tanto sognato era diventato a causa del “professore” (Alain Prost) prima irraggiungibile e poi improvvisamente scomodo, con un’auto ed un team che non riescono a metterlo a suo agio e nuovi rivali sempre più giovani ed agguerriti, con il suo perenne dissidio interiore alimentato da problemi affettivi continuamente disturbati dalla stampa internazionale, lui tenta di risolvere tutto questo con la fede pur sapendo che l’unica cura è ed è sempre stata la pista.

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Ventisei anni dopo mi ritrovo seduto in silenzio all’ombra degli alberi del parco, riesco a scorgere una bandiera brasiliana sventolare appesa alla recinzione lungo la pista, altri fiori, disegni e dediche su foglietti di carta, le preghiere invece le percepisci perché sono nel vento. Guardo l’orologio, sono da poco passate le 14:00 e la mente va a spolverare ricordi di domeniche passate davanti al televisore con l’immagine di Senna che disegna abilmente improbabili traiettorie sul pelo dell’acqua di Donington, e ancora Montecarlo con repentini cambi di marcia e un susseguirsi infinito di curve, muri e sorpassi impossibili, e come non ricordare l’epica sfida con Prost: prima odio, poi vendetta e infine pace. Mi faccio trasportare dalle emozioni ma non c’è più tempo, mi accorgo che sono le 14:17, è l’ora ZERO! L’auto impazzita scarta improvvisamente sulla destra e il destino emette il suo verdetto.

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A distanza di anni il ricordo fa ancora male e non accettai mai quella che ritenni un’ingiustizia: ancora oggi mi chiedo in nome di quale potere gli uomini posso spingere i propri simili verso una fine così atroce. Pensai persino di abbandonare il mondo della Formula 1, il pilota Erik Comas lo fece trovandosi suo malgrado di fronte alla scena straziante, chiuse definitivamente il suo capitolo nella massima formula, lo ritrovai alcuni anni or sono in una gara storica di rally in Piancavallo a bordo di una Lancia Stratos, provai per lui un grande forma di rispetto perché certe cose rimangono in noi come cicatrici profonde per tutta la vita.

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Sono passati diversi anni da quel tremendo fine settimana di gara, la sicurezza per piloti, pubblico ed operatori è sicuramente migliorata, in questo la scienza e la tecnologia unita a regole più severe ha fatto la differenza, non dimentichiamoci mai che comunque trattasi di uno sport ancora con una percentuale se pur molto ridotta di rischio per la vita, non posso non ricordare il giovane Jules Bianchi che ci ha recentemente lasciati all’età di soli 25 anni. Il rombo di una Ferrari squarcia improvvisamente l’aria, la sessione di prove XXK EVO è ripresa ed io devo ritornare al lavoro. Ciao Roland, ciao Ayrton, rimarrete sempre nei nostri cuori.

Fabrizio Pagotto per autoavio.eu

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